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3 scenari per la Russia per uscire dalla crisi

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Andrea Bruno
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La chiave per limitare al 2009 la negativa contingenza economico-finanziaria è la soluzione tempestiva del problema dei cosiddetti “debiti cattivi” delle banche – Il Paese potrà uscire dalla recessione se non ci saranno scosse di carattere esterno – L’incapacità del Governo e della Banca centrale della Russia di prendere delle drastiche decisioni minaccia di provocare una lunga e alquanto dolorosa stagnazione.
In questo momento il principale problema del sistema finanziario della Russia sta nel fatto che la maggior parte delle banche commerciali non è in grado di aumentare l’erogazione di crediti al settore reale dell’economia nazionale. I volumi dei crediti all’industria sono in calo dallo scorso febbraio. Attualmente le banche prorogano l’indebitamente delle aziende, concedendo nuovi crediti per ristrutturare quelli vecchi. Dall’autunno 2008 la quota di crediti erogati per un anno è aumentata di otto punti percentuali, raggiungendo il 61% del totale, mentre la parte dei crediti a breve termine è diminuita di 13 punti.
L’impossibilità di accedere alle risorse finanziare costringe molte società a rinunciare alla stessa idea di rimborsare i debiti in scadenza. In Russia la proporzione tra gli utili e i debiti nel settore non finanziario nel periodo gennaio-aprile 2009 (l’ultimo dato disponibile, N.d.R.) è diminuita dal 23,3% registrato nello stesso periodo del 2008, al 10,4 per cento. A giugno la parte dei debiti ‘problematici’ o apertamente cattivi è stata pari al 5,9%, e potrebbe raggiungere nel 2010 il 18% dell’intera massa di crediti erogati, superando i volumi registrati nel 1998 (17,4%), l’anno della più dura crisi finanziaria russa dell’intero periodo post sovietico. Secondo l’analista capo del Centro studi di problemi macroeconomici (ZMAKP), Oleg Solnzev, prima che il settore bancario russo riesca a ritornare alla situazione ante crisi, dovranno passare almeno cinque anni.
Il Centro ZMAKP, che rappresenta un organismo consultivo del Governo di Vladimir Putin, ha elaborato tre scenari per l’economia russa: vanno da una rapida uscita del Paese dalla crisi, a una lunga e alquanto dolorosa stagnazione. Per gli esperti la situazione dipenderà in sostanza dalla capacità del Governo di Vladimir Putin di aiutare il settore bancario a risolvere il problema dei ‘crediti tossici’ e dal prezzo internazionale del petrolio (nel 2009 la produzione di greggio in Russia dovrebbe diminuire dell’1 per cento).
Il primo dei tre scenari, chiamato “Una piana ascesa”, prevede che l’economia russa possa ricominciare a crescere già nel primo trimestre 2010. Il problema dei debiti tossici potrà essere risolto tramite una vasta partecipazione delle banche nelle attività delle aziende debitrici, una successiva e quanto ampia ristrutturazione dei loro debiti, più la realizzazione di programmi destinati a ridurre le spese delle aziende. Sono in vista dunque misure poco popolari: dai licenziamenti alla riduzione degli stipendi del personale che rimarrà negli organici. È possibile un condono parziale dei debiti “senza speranza” delle aziende in deficit a condizione che esse accettino programmi di ristrutturazione delle loro imprese.
Come risultato si può prevedere una notevole riduzione del peso dei debiti e una ragionevole crescita del rendimento delle aziende. Di conseguenza, l’industria potrà cominciare ad aumentare la produzione già a partire dalla primavera del 2010. Parallelamente, ci sarà una crescita degli investimenti nel settore reale dell’economia; diminuirà la disoccupazione mentre gli stipendi e i redditi della popolazione aumenteranno.



Andrea Bruno
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Il secondo scenario, definito “La spazzatura dei punti critici”, prevede un periodo di moratoria dei crediti senza speranza, oppure l’inizio di una massa di procedure di bancarotta. Nel primo caso, nel sistema economico russo aumenterà il numero delle cosiddette ‘aziende zombie’, le cui perdite croniche dovranno essere finanziate dallo Stato e dalle banche stesse. Nel secondo caso, sul mercato saranno gettate le attività dei debitori con il rischio di costituire una nuova classe di attività tossiche. Le banche saranno costrette a condonare massicciamente i debiti con la conseguenza inevitabile di una notevole diminuzione della capitalizzazione di mercato dell’intero settore bancario russo. Per le aziende questa situazione significherebbe una nuova crisi creditizia e la necessità di ridurre bruscamente – e senza badare ai metodi – le spese di produzione, licenziando dipendenti, e riducendo gli stipendi. Se si verificasse questo secondo scenario, alla fine del 2010 l’economia russa registrerà una preoccupante stagnazione con investimenti e stipendi in calo.
Bisogna sottolineare che tutti e due gli scenari sono basati sull’assenza di ‘scosse’ esterne, provenienti dai mercati internazionali, e di conseguenza sulla stabilità del rublo: per la fine del 2009 il paniere bivalutario (dollaro-euro) della Banca centrale della Russia, dovrebbe valere 36,6 rubli, per scendere alla fine del 2010 a quota 35,6 rubli.


Il terzo scenario, battezzato “Lunga uscita dalla crisi”, potrebbe cominciare con una riedizione della situazione di fine 2008 – inizio 2009. A questo punto ci sarebbe un nuovo avvitamento della crisi globale. “Se entro l’ottobre 2009 non ci sarà un nuovo peggioramento della congiuntura internazionale, sarà molto difficile che la situazione diventi negativa più tardi, nel 2010”, ha dichiarato l’esperto del Zmakp, Aleksandr Apokin, secondo cui la terza e più drammatica situazione è basata sulle stesse previsioni dello scenario numero due, con l’aggiunta di un calo dei prezzi del petrolio, della svalutazione del rublo e una nuova crisi finanziaria.
In questo caso il corso del rublo rischierà di crollare fino a 41 rubli per il paniere bivalutario o addirittura anche di più. La liquidità diminuirà rapidamente, le aziende e la popolazione fuggiranno dal rublo verso le valute pregiate, i debiti insoluti cresceranno molto rapidamente. Inoltre, le banche avvieranno procedure di bancarotta di massa. La svalutazione del rublo aumenterà il debito estero, che potrà provocare una serie di default. Molte aziende saranno costrette a chiudere i battenti, diminuirà la produzione industriale, crescerà la disoccupazione di massa.


In base all’analisi della situazione economica globale gli esperti russi sperano che il Cremlino riesca a realizzare per la Russia il primo scenario, il meno drammatico.
In questo momento quello dei debiti tossici è un problema molto specifico di cui soffrono alcuni particolari settori dell’industria russa. I risultati di un recente sondaggio d’opinione hanno indicato che l’85% delle aziende industriali della Russia ha dichiarato una situazione finanziaria stabile, mentre un terzo di questo 85% di aziende sostiene di non avere debiti. Più di altri settori soffrono del problema dei debiti le aziende grandi e molto grandi, quelle che negli anni precedenti la crisi si erano impegnate in ambiziosi programmi d’investimento.
Secondo la Banca centrale, più di altri settori soffrono del problema dei debiti scaduti le aziende dell’industria dell’auto,oltre a quelle dei generi alimentari, dell’industria delle macchine agricole, della lavorazione del legno. Soffrono meno del problema le aziende dell’industria chimica, di quella metallurgica, del cok, e dei prodotti petroliferi.
Le aziende in difficoltà generano debiti tossici a catena, che le banche devono identificare: in questa situazione il metodo giusto è “ristrutturazione in cambio di crediti”.


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